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Le fate del collegio e altri spiriti di donne: una chiave di lettura antropologica

Le fate del collegio e altri spiriti di donne: una chiave di lettura antropologica

Tra le storie popolari raccolte in passato a Gratteri, una racconta di misteriose presenze di spiriti di donne imprigionate nell’antica struttura religiosa del Collegio, in Via delle Scuole, già ex monastero delle monache di clausura e poi educandato.

Come infatti sostengono alcune tra le più anziane donne intervistate, ai loro tempi si dava adito di credere che, in tale edificio, si percepissero delle presenze femminili spirituali,  che il popolo chiamava semplicemente “Fate”.

In realtà, poteva trattarsi soltanto di suggestivi racconti originati per intimorire i più piccoli ma, di fatto, tanta gente del luogo evitava di passare da quella via al buio o l’attraversava correndo (Cirincione Lucia, classe 1923, intervista 2013).

Altri intervistati indicavano anche un’altra abitazione infestata da fate e folletti – una casa abbandonata sita sopra il bastione di Via Iacuzzi (già Via Cabubbo) – tanto che in passato, le madri di quel quartiere sconsigliavano ai loro figli più piccoli di passare da quella via in solitudine (Giuseppe Lanza, classe 1922, intervista 2017).

A proposito delle Fate del collegio, la gratterese Gina D’Angelo in un suo breve racconto scriveva:

Le scuole del Comune, dalla prima alla terza elementare sono ospitate al piano terra di un convento medievale, oramai in disuso, da quando vi morì l’ultimo cappuccino, di crepacuore, dicono, per aver visto i beni della Chiesa trafugati dallo Stato. O, come è verosimile, per colpa delle Fate, uniche inquiline fisse in ogni dimora abbandonata. I giovani scolari, che nulla sanno di Storia e nulla di Medicina, interpretano gli arabeschi di luce, che le grate del convento disegnano sulla parete di calce, come presenze metafisiche rassicuranti sulla presenza fisica angosciante d’una arcigna maestra. E s’inventono le fiabe, intrecci suggestivi di Principi e Fate, da raccontarsi dopo nell’orto della scuola, sotto i rami spioventi del grande carrubo” (D’Angelo Gina, op. cit., p.11).

L’antropologa Elsa Guggino ha insegnato per anni Storia delle tradizioni popolari all’Università di Palermo e ha condotto degli studi sull’immaginario magico-religioso siciliano, pubblicando nel 2006 proprio un volume su “Fate, Sibille e altre strane donne” (GUGGINO ELSA, Fate, sibille e altre strane donne, Sellerio, Palermo, 2006).

Si tratta di una raccolta di testimonianze e di scritti su strane figure femminili di natura extra-umana, credenze siciliane di ascendenza millenaria che si intrecciano al vivere degli uomini, i Donni: Donni come Dominae, sono spiriti che vagano nell’aere, anime di persone morte che continuano ad aggirarsi o che dimorano stabilmente nei luoghi in cui è stato esalato l’ultimo respiro; la quasi assoluta prevalenza è delle donne” (Guggino Elsa, op. cit., p.62).

Di loro l’etnologo siciliano Giuseppe Pitrè scriveva: “sono un po’ streghe un po’ fate, senza potersi veramente discernere in che veramente differiscono le une dalle altre” (Pitrè Giuseppe, op. cit., p.153). Per l’altro noto studioso di storia della cultura popolare siciliana, Salvatore Salomone Marino, esse sono “esseri soprannaturali” ritratte molto spesso in contesti narrativi come quelli ascrivibili ai tesori incantati (SALOMONE MARINO SALVATORE, op. cit., pp.171-173).

Ad ogni modo, l’immaginario magico siciliano le classificava in vario modo: “donni di fora (donne di fuori), donni di locu (donne di campagna), patruneddi di casa (padroncine o donne della casa): “sono belle, eleganti, amanti della danza, del canto, dei banchetti, ma anche capricciose e volubili. Mostrano una particolare predilezione per i neonati, che segnano frequentemente con piccole trecce. Giocano con loro, li spostano dalla culla poggiandoli sotto il letto, ma talvolta usano delle cattiverie per fare dei dispetti alle madri. A volte possono cambiare il bambino con un altro deforme o malaticcio; di un bambino che muore si dice spesso che è stato rapito dalle fate o dalle donne […]. Volano insieme a fate e sibille verso convegni notturni, entrano nelle case portando scompiglio o fortuna” (GUGGINO ELSA, op. cit., pp. 172-173).

Simili testimonianze sono state raccolte anche a Gratteri, dove alcune anziane donne intervistate raccontavano analoghi episodi che vedevano protagonisti spiriti di donne, le Fate, che solevano indispettire le madri spostando i loro neonati o facendo loro delle trecce:

Una volta ‘gnura ‘Nastasia, (Anastasia Oddo in Brocato) che faceva la bidella o Culliegiu, si portava suo figlio piccolo e lo trovava sempre per terra. Dicevano che c’erano le fate” (Giuseppa Lanza, classe 1922, intervista 2015); “Le trecce dei neonati non si devono tagliare altrimenti possono morire o rimanere paralizzati” (Lucia Cirincione, classe 1923, intervista 2015).

Alcune sostenevano inoltre che, ai loro tempi, avevano sentito raccontare di simili presenze anche nei pressi del santuario di Gibilmanna dove, ancora oggi, vi è un’area di sosta attrezzata chiamata Piano delle Fate (Giuseppa Lanza, classe 1922, intervista 2015).

Gustav Henningsen, esperto del fenomeno della stregoneria nella storia dell’Europa e di altre tradizioni, considerava la credenza siciliana delle fate in una prospettiva comparata con le fate rumene, le Iele, le fate greche, le Neràides e le Janas sarde (HENNINGSEN GUSTAV, op. cit., pp.52-57).

Serafino Amabile Guastella tenta invece una distinzione tra donni di fuora, padrone di casa, streghe e spiriti, dando alle prime le caratteristiche malevole delle streghe e alle seconde i caratteri di demoni domestici (defunti antenati della famiglia vincolati a un edificio); le terze infine le presenta in modo analogo alle donni (GUASTELLA 1876, già in MANNELLA 2019).

Tuttavia, dagli ultimi studi sui processi inquisitori spagnoli alle streghe siciliane condotti dallo studioso Pier Luigi Josè Mannella, non emergerebbe una disamina discriminante tra streghe e donni di fora, termine utilizzato per indicare le donne transustanziali siciliane (cfr. MANNELLA 2019).

Queste ultime, infatti, secondo Mannella, non sono più personalità soltanto spirituali e immaginifiche ma anche in carne e ossa, tanto che la dualità fata/strega viene diffusamente documentata anche negli incartamenti inquisitori degli archivi madrileni, dove risultano menzionati molti aspetti fantastici attribuiti alle Donas de fuera come i voli verso giardini e boschi e le cure particolari dimostrate nei confronti dei bambini che vanno a visitare la notte (cfr. MANNELLA 2019).

Come si ricava da tali processi, alcune inquisite, a volte ciarmatrici popolari, operatrici di fatture, investigatrici tesauriche, venivano definite donas/mujeres de fuera o brujas e accusate di curare dalle enfermedades de brujas, le malattie procurate dalle stesse donas, come la cosiddetta tocadura de brujas (lett. il tocco delle streghe), termine che indica diversi tipi di malanni (cfr. MANNELLA 2020).

Quest’ultima infermità infatti, come riporta Henningsen, “era invariabilmente causata dal fatto che la persona ammalata aveva offeso una fata o una donna” (HENNINGSEN GUSTAV 1997: 33, già in MANNELLA 2020).

Marco Fragale
(Università di Palermo)

Bibliografia:

BONAZINGA SERGIO, Il tarantismo in Sicilia. Declinazioni locali di un fenomeno culturale euromediterraneo, «AM. Antropologia Medica», 41-42 (ott. 2016): 61-116.

BONOMO GIUSEPPE (1985), Caccia alle streghe, Palermo, Palumbo, 1985

D’ANGELO GINA, Fiori di campo, Palermo, 2001

GANCI BATTAGLIA GIUSEPPE, Streghe, stregoni e stregonerie di Sicilia, Organizz. Ed. David Malato, Palermo, 1972

GUASTELLA AMABILE SERAFINO, Canti popolari del circondario di Modica, Lutri e Secagno figli, Modica, 1876

GUGGINO ELSA, Fate, sibille e altre strane donne, Sellerio, Palermo 2006.

GUGGINO ELSA, Il corpo è fatto di sillabe, Palermo, Sellerio, 1993

HENNINGESEN G., Le donne di fuori: Un modello arcaico del sabba, in Archivio Antropologico Mediterraneo, anno I, 1998

MANNELLA PIER LUIGI JOSÈ, Trizzi di donna, tra etnopatia e virtù, in Etnografie del contemporaneo ANNO 1 n. 2, 2019 – Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari –
Museo internazionale delle marionette “A. Pasqualino”, Palermo.

MANNELLA PIER LUIGI JOSÈ, Toccati dalle donni. Patogenesi preternaturali e mediatori terapeutici in Sicilia in “Erreffe La ricerca folklorica” 2020.

SALOMONE MARINO SALVATORE, Spigolature storiche siciliane dal sec. XV al sec. XIX, in “Nuove Effemeridi Siciliane” III, XII, pp. 302-311

PITRÈ GIUSEPPE, Costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano, Vol. 4, Palermo 1889

PITRÈ GIUSEPPE, Medicina popolare siciliana, Clausen, Torino-Palermo, 1896

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