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Fra Sebastiano Majo: un mistico di Gratteri del 1500

Fra Sebastiano Majo: un mistico di Gratteri del 1500

e la leggenda della Madonna di Gibilmanna

Gratteri diede i natali a Padre Sebastiano Majo (1504-1580), uomo di grandi virtù evangeliche, mistico, nonché fondatore del celebre santuario di Gibilmanna. Fra Sebastiano nacque a Gratteri nel 1504 dalla nobile famiglia Maio.

Ancora giovinetto abbracciò la vita monastica dei Minori Conventuali ed all’età di 12 anni entrò nel convento di S. Francesco, annesso alla chiesa di Santa Maria di Gesù in Gratteri. Ordinato sacerdote, nel 1528 fu inviato in Calabria per fondarvi una nuova comunità francescana.

Qui dopo aver conosciuto fra Matteo da Bascio, indossò il ruvido saio dei frati Cappuccini e nel 1535, dopo essere ritornato in Sicilia, fondò in Gibilmanna il quinto convento dei Cappuccini dell’isola divenendo anche Vicario generale. In quel convento Padre Sebastiano fu il primo guardiano e maestro dei novizi, conducendo una vita austera e povera conforme ai dettami di San Francesco.

Frate Benedetto Passafiume, suo contemporaneo, così scriveva di lui:

Fra Sebastiano Majo: mistico di Gratteri

Egli era dotato di spirito profetico e di una grande visione del Cielo […] fu sempre solito dormire su nude tavole; così che sembrava stare in contemplazione piuttosto che riposare […] quasi ogni sera si flagellava sulle nude carni, dopo aver deposto l’abito era solito flagellarsi con i bruzzolini […]

Una volta, mentre navigava nel mare aperto, la sua nave fu assalita dai pirati, ma P. Sebastiano al fine di salvare gli altri, si offrì come bersaglio alle saette dei briganti. Alcuni testimoni di avere visto in visione San Francesco che faceva da scudo al suo serbo Sebastiano, mentre questi raccoglieva nella cocca del saio le frecce che cadevano ai suoi piedi” (PASSAFIUME BENEDETTO – Op. Cit, già in SCELSI ISIDORO, pp. 112-116).

L’umile frate, in età avanzata, ebbe delle visioni mistiche che avvenivano in particolar modo durante le celebrazioni eucaristiche. Nel 1576, in un venerdì di Quaresima, nell’originaria chiesetta di Gibilmanna dedicata a San Michele Arcangelo, gli apparve l’Ecce Homo durante l’atto della consacrazione eucaristica.

Gesù Cristo gli si presentava nell’Ostia viva, coronato di spine, con una pesante catena al collo ed una canna in mano, e lo invitava a dipingerlo così come lo vedeva rappresentato. Padre Sebastiano rimediando i colori dalle piante pestate presenti nel territorio dipinse un quadro, ancora oggi esposto sul lato sinistro dell’altare maggiore del Santuario di Gibilmanna. Ai piedi della tela si leggono i seguenti versi:

Di duri spini il capo coronato / riguarda il tuo Signore, spirito diletto / di sangue è lo cerebro emacillato / del quale bagna lo viso e lo petto / da mille punti il capo è perforato / e la catena al collo a suo dispetto / la canna per insegna come stulto / gli occhi piangenti di vesti porporato / Nel luogo di Gibilmanna fra Sebastiano da Gratteri Capochino indigno servo 1576 10 di Marzo”. (IBIDEM).

Fra Sebastiano Majo: mistico di Gratteri

Nel 1577 fu inviato a Castelbuono dove fondò un altro convento dei Cappuccini e ivi morì nel 1580, non prima però di liberare il paese dalla peste. Egli stesso predisse che le sue spoglie sarebbero state ritrovate in occasione di futura pestilenza.

Negli Annali dei Cappuccini sono stati registrati a cura di Padre Zaccaria Boverio, diversi miracoli attribuiti a Padre Sebastiano da Gratteri come quello di guarire un pazzo furioso. Si dice che prima di morire meritò di essere visitato dalla Vergine Maria che lo confortò nell’anima e nel corpo. Nella sagrestia di Gibilmanna si conserva ancora oggi, un antico quadro ad olio raffigurante la sua immagine, fatto restaurare a cura del Cav. Giacomo Cannici da Gratteri nel 1955.

Tuttavia, la storia di Fra Sebastiano da Gratteri è legata anche ad una antica leggenda riguardo proprio la fondazione del Santuario e l’arrivo della statua della Madonna a Gibilmanna. Secondo il popolare racconto tramandato da secoli, la bellissima immagine custodita nel Santuario sarebbe arrivata lì per volere divino.

Si racconta infatti che, la Vergine Maria apparve in sogno ad un frate cappuccino invitandolo a recarsi a Roccella per andare a prendere una preziosissima effige arrivata dal mare. Era il giorno di Pasqua nel 1534, quando durante una tempesta, una nave che trasportava una statua raffigurante la Madonna con il Bambino, trovò riparo nel borgo medievale del castello di Roccella.

Il frate cappuccino la avvolse con una coperta di lana, e fece trasportare quella statua su di un carro trainato da buoi lasciati in libertà. Subito quei buoi guidati da volere divino imboccarono la strada verso le Madonie, e dopo alcuni giorni di viaggio raggiunsero Gratteri accolti dalla popolazione festante.

Essi però, proseguirono facendo una sosta dove ancora oggi sorge una Tribuna chiamata dal popolo A Tribbuona Ranni per distinguerla da una più piccola Tribunedda entrambe sulla via che da Gratteri conduce a Gibilmanna. Dopo essersi riposati gli animali proseguirono il loro cammino fino a fermarsi definitivamente su quel promontorio dove oggi sorge l’attuale santuario di Maria SS. di Gibilmanna.

Presso il convento di Gibilmanna sembra che abitò anche l’eremita Giuliano de Placia da Misilmeri, la cui cella sembra essere stata posta nel tronco di un castagno. Il suo nome si legge sull’iscrizione del piedistallo (“Julianus de Placia de terra Musumeri fieri me fecit” su un lato e sull’altro “fu fatto in tempore di Presti Miceli Senaturo Chapelano”) di una venerata statua della Madonna, attribuita nell’Ottocento ad Antonello Gagini.

All’interno del santuario si trova anche un antico Crocifisso ligneo che secondo la leggenda parlò a Padre Ivone da Messina che lo invocava, dicendo: “Qui governa mia Madre. A lei rivolgi le tue preghiere“.

Marco Fragale
(Università di Palermo)
Bibliografia:

PASSAFIUME BENEDETTO, De origine Ecclesiae Cephaleditanae, Venezia, 1645.

SCELSI ISIDORO, Gratteri. Storia, cultura e tradizioni, Palermo 1981 – rist. Tip. Valenziano, 2008

TERREGINO GIUSEPPE, Frammenti storici ed evocativi dell’elmo castellare di Gratteri, Tip. Le Madonie, Castelbuono 2006

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