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Le tre antiche porte della fortezza e i sotterranei del Castello

Arrivati a Piazzetta Ponte Silvio vi troverete davanti uno dei primi tre accessi all’antica roccaforte madonita situata nella parte alta della città, a cui si accedeva attraversando un ponte levatoio, il Ponte vecchio o Ponte di Silvio.

Le altre due porte d’ingresso dell’antico castello dovevano sorgere probabilmente in corrispondenza agli altri rispettivi ponti oggi non più esistenti (Vedasi Di Francesca, 2000). Tuttavia, queste porte di accesso erano ancora esistenti almeno fino al 1645 come ne riporta l’abbate Passafiume:

Nella parte vecchia c’è un antichissimo castello, sito in un luogo inespugnabile, costruito ad arte e circondato da solide mura. Vi si accede attraverso tre porte, una delle quali è dedicata a Lorenzo Ventimiglia” (B.Passafiume, op.cit.).

La Porta di Lorenzo Ventimiglia

Era la porta principale dedicata all’Illustrissimo Don Lorenzo Ventimiglia Ruiz, il quale resse la baronia di Gratteri dal 1642 al 1675 e le cui spoglie riposano all’interno della Matrice Vecchia. Tale porta era situata ad Est, nella parte inferiore, ossia rasente il fiume, propriamente tra il vecchio macello ed il “mulinello”, di cui ancora sono evidenti i ruderi non molto distante dall’attuale Vicolo Manzoni.

Fino a qualche tempo fa, gli abitanti di quel quartiere chiamano ancora quella località “a porta granni” (Scelsi I., op. cit., p.36). Dalla consultazione dei Riveli si evincerebbe che a quei tempi, esistesse effettivamente una via denominata “strata di la porta granni” e che era situata nel quartiere di “lu ciumi”, oggi Via Fiume.

Tale porta sarebbe dunque da individuare nel quartiere che gravitava attorno alla porta di ingresso del ponte vecchio o soprano (in prossimità di Piazzetta Ponte Silvio).

Mintioni di rustici capu di casa rivela una quarta parti di molino existenti in lo territorio di questa et ne la strata di la porta grandi di prezzo di unci deci (Archivio di Stato-Palermo, Riveli Tribunale Real Patrimonio, V. 1166, anno 1584).

Sisilia Xeusa rivela uno terzo di casa existenti in ditta terra in contrata di la porta grandi suttana confinanti con la casa di Sabella Caro et di altri dui terzi di ditta casa di lo R.do preti Micheli Xeuza et via publica di prezo di unzi 8 (Archivio di Stato-Palermo, Riveli Tribunale Real Patrimonio, V. 1166, anno 1584).

Pizuto Francisco capu di casa di anni 38, rivela una casa existenti nela strata di la porta grandi conf. con la casa di Stefano Tamburello et con la casa di heredi di Joanni Caro (Archivio di Stato-Palermo, Riveli Tribunale Real Patrimonio, v. 1166, anno 1584).

La Porticella

Una seconda apertura costruita in seguito all’estensione dell’abitato al di fuori della Terra vecchia” potrebbe essere individuata all’altezza del ponte di FantinaSalita Fantina – dove ancora oggi si trova un piccolo arco chiamato dammuso in corrispondenza del confine dell’antico tracciato murario e il fiume.

Ad ogni modo, secondo lo storico locale Scelsi invece, essa sorgeva dove ha inizio l’attuale Via Castello, proprio all’angolo dell’attuale Vicolo Albanese, propriamente ai piedi del bastione della torre dell’orologio, sulla cui cima montava la guardia che con la tromba dava i segnali alle altre guardie del castello (Scelsi op. cit.).

Dalla consultazione dei cinquecenteschi Riveli si attesta una strada chiamata di la Purticella e un quartiere indicato come la contrada “di li Porti” che gravitava attorno alle porte della roccaforte.

Margarita Jacuza capo di casa rivela una casa existenti in questa terra a la strata di la porticella confinanti con la casa di Silvestro deagustaro et via pubblica di prezo di unzi 15 (Archivio di Stato-Palermo, Riveli Tribunale Real Patrimonio, V. 1166, anno 1584).

Salvestro di Majo capo di casa di anni 40, Susanna sua mogli rivela una casa terrana in un corpo in la qta di la Purticella conf. con Margarita di Palermo et altri di prezzo di onzi 24 (Archivio di Stato-Palermo, Riveli Tribunale Real Patrimonio, V. 1169, f. 712, anno 1607).

La Porta dei Saraceni

Il terzo ingresso è l’unico ancora visibile ubicato in prossimità di Piazzetta Garibaldi che fino all’anno 1900 si chiamava ancora Piazzetta Saraceni, adiacente al muro dell’orologio. Quest’ultimo accesso era quello sud orientale verso la contea di Collesano, che permetteva di accedere al Castello da una galleria costituita da una serie di archi a sesto acuto, tuttora esistenti sotto la chiesa della “Matrice Vecchia”.

Al di sopra di questa struttura ad una certa altezza si possono ancora oggi notare le medievali feritoie, pensate per colpire il nemico rimanendone al riparo. All’interno del tunnel poi, sono ancora intatti gli archi delle antiche costruzioni e alcuni barbacani, che probabilmente servivano per mettere in azione il ponte levatoio.

Mastro Gioseppe d’Agustaro tiene una casa solerata in tre corpi in questa terra quartiere della piazza vecchia vicino il muro dell’orologgio (Archivio di Stato-Palermo, Deputazione del Regno, Riveli 2945, f. 197, anno 1748).

Si racconta che sotto quest’ultimo ingresso, esistessero dei passaggi sotterranei che collegavano direttamente le stanze segrete del castello con alcune uscite alle porte del paese servendo come vie di fuga in caso di attacco. In riferimento agli Archi, ancora oggi esiste un luogo ai piedi del castello che viene chiamato Arcarìa dove erano ubicate le carceri dell’antica fortezza.

Bibliografia:

Di Francesca P., Gratteri, Palermo 2000.

Scelsi I., Storia, cultura e tradizione, Palermo 1981. rist. Cefalù, Tip. Valenziani, 2008

Passafiume B. “De Originae Ecclesiae Cephaleditanae” Venetiis 1645.

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