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La Casa del Poeta: fucina di poesia

Procedendo dalla Piazza principale e imboccando Corso Umberto I, sulla sinistra, troverete la chiesa di San Giacomo Apostolo e, sulla stessa via, una casa abbandonata con dei versi incisi su una lapide posta dal Presidente della Regione e dall’Amministrazione Comunale nel 1999: “Ammucciateddu tra muntagni e sciari c’è lu paisi di me patri anticu...”

Di sicuro questa è la poesia più conosciuta dai Gratteresi che ve la reciteranno a memoria. Essa rappresenta una descrizione sentita e nostalgica del piccolo borgo madonita di una volta, quando la povera gente conduceva una vita di stenti ma si amava con fraterna semplicità.

Il suo autore è Giuseppe Ganci Battaglia, uno dei più grandi poeti dialettali del 900, che diede lustro al Comune di Gratteri tanto da essere conosciuto come il “poeta delle Madonie“, per quel suo ritorno, specie nei mesi estivi, nella casa paterna.

Quest’ultima, è stata da lui stesso considerata la “fucina della poesia“, luogo di ispirazione dove il Nostro creò i suoi canti più belli, le sue liriche soffuse di dolore e nostalgia ed alcuni dei suoi libri più noti.

Cinquant’anni di intensa attività culturale, letterale e teatrale che vide il poeta di origini gratteresi acclamato dal pubblico che lo apprezzava per quel suo modo genuino di descrivere la realtà. Come poeta dialettale insieme ad Ignazio Buttitta nel 1927 fu condirettore del mensile d’arte ” la Trazzera” (giornale di poesia e folklore) pubblicando un’intera monografia su “Cenni storici e tradizionali del Comune di Gratteri” che il poeta diresse come primo e terzo podestà fascista.

Nel 1929 fu eletto Primo Presidente generale dell’ AccademiaGiovanni Meli“; nel 1958 vinse il Primo Premio Nazionale assoluto per la poesia dialettale al concorso “Conca D’Oro” meritandosi la medaglia d’oro ed il diploma. Premio per la cultura nel 1962; membro dell’Accademia dei 500 e dell’Accademia “Latinatis Excolandae” di Roma, nonché direttore della rivista Internazionale d’Informazione Culturale “il Ciclope“.

Tra le opere pubblicate nel solo campo della poesia dialettale ricordiamo: Sangu Sicili-anu (1922); Amuri (1923); La Santuzza (1927); Surgiva (1940); il Volto della Vita (1958); Pupu di lignu (il poema di pinocchio); Al Milite Ignoto (1921); Sicilia Eroica (un libretto commemorativo pubblicato in occasione dell’inaugurazione nel 1921 del Monumento ai Caduti di Gratteri).

Ma l’attività del Nostro non fu limitata al solo campo poetico, infatti pubblicò anche testi scolastici, pedagogici, Storie (del Santuario di Gibilmanna, Ruggiero II, ecc.); poesie per fanciulli (Trilli nell’azzurro); novelline (Quand’ero monello); romanzi (Un asino e due bimbi); opere teatrali ( Acchianati ca s’abballa; La picuraredda siciliana; Radio Pitittu; Mi dimetto da marito, ecc.).

Oltre al Ganci Battaglia sono stati numerosi in questo piccolo paese coloro che hanno saputo apprezzare la vera poesia. Sin dal passato infatti, questo scorcio di paesaggio madonita ha fatto da cornice e da musa ispiratrice a quanti hanno saputo tendere l’orecchio ed ascoltare la Natura.

Il poeta dialettale gratterese Ciccu Di Maria ad esempio, agli inizi del 1900, nella sua Buccolica sosteneva che questa Terra è stata baciata dalla poesia che scorre nel sangue di ogni Gratterese.

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