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Die Seelen des Fegefeuers

Die Seelen des Fegefeuers

 

„Un passaggio per le anime del Purgatorio che ritornavano sulla terra la notte del primo giovedì del mese allo scoccare delle due ore “ a du uri tutti d’un culuri, lu muonucu canta e la vecchia si scanta”. Esse sfilavano per il centro storico recando arti di scheletri come candele, salmodiando sottovoce tale litania: “oggi in fuura dumani in sepoltura miata a cu pi l’arma si procura”. A testimonianza del fatto, fino a qualche tempo fa, sotto la piazzetta della Scala, esistevano ancora due tribune dedicata alle Anime dei morti e in ogni casa si esponeva una lucerna dietro la finestra“.

I racconti dei più anziani

I più anziani raccontano che in passato, ogni primo giovedì del mese allo scoccare delle due ore di notte, passasse per le vie del paese la processione delle Anime Sante del Purgatorio. 1.) La signora Lucia dice: “ a chiamavunu Priggissioni ‘Mparadisu”, ed era consuetudine porre sopra i davanzali delle finestre, candele ad olio accese. La credenza è ben conosciuta da tutte le donne anziane del paese, come è testimoniato da altre signore di quartieri diversi. La signora Ninuzza Lazzara, di anni 88 dice: “ iò addumavu sempri a lumaricchia darrieri a finestra, picchì dici ca passava a Priggissioni di l’Armu Priatuoriu”. Ed aggiunge che, queste Anime percorrevano il paese tutte in fila indiana, portando al posto delle candele arti di scheletri, “ truncùna”. Dopo averne percorso le vie scomparivano nel nulla all’arrivo nella Chiesetta del SS. Crocifisso alla Scala, dove vi è una strada che, per illusione prospettica sembra terminare in cielo.

In passato erano molte le testimonianze di persone che vedevano tale processione passare o che riconoscevano qualche loro parente defunto. Numerose sono le donne anziane che ci credono; per esempio, mia nonna, Maria Antonina Cirincione, classe 1913, mi raccontava che una volta la sua madrina, Santa Porcello, che abitava nei pressi della Matrice Vecchia, di notte si sentì chiamare da fuori casa sua. Aprendo le ante della finestra atterrì, vedendo un tale corteo di anime che uscivano dalla chiesa in fila indiana. Una di loro allora uscì dalla fila e le disse che, se non fosse stato per il gatto nero che era accovacciato sopra il davanzale della finestra, le avrebbe tirato il pesante osso che teneva in mano: “se ‘un fussi ppi ‘stu jattu mammuni, ti tirassi ‘stu ‘ran truncùni!”.Sempre mia nonna Nina, mi raccontava che, una volta, una vicina, sentendo suonare le campane della prima messa del mattino, si recò come d’abitudine in chiesa. Guardandosi attorno, s’accorse di non riconoscere nessuno dei suoi compaesani. La donna era sorpresa e stranita. Dopo aver ascoltato la santa messa, le si avvicinò una donna sconosciuta e la invitò ad uscire dicendole: “ susitivi c’amu a chiuiri a puorta”. Appena fu sulla soglia, la donna sentì il portone dietro di lei chiudersi di colpo, con gran frastuono e rumori paurosi: aveva partecipato alla messa delle Anime del Purgatorio. Scappò subito verso casa dalla paura, andandosi a rifugiare sotto le coperte con tutte le scarpe.

LE PREGHIERE

La signora Giuseppa Ilardo racconta: ogno giovedì a due ore di notte passava un uomo con una candela e una campanella per invitare la gente a preoccuparsi per la salvezza dell’anima, recitando queste parole: “Oggi in fuura, dumani in sepoltura, miata a cu pi l’alma si pricura” A proposito di preghiere particolari da recitare la sera di ogni giovedì, la signora Antonina Lazzara, ripete questa preghiera: “ Biniditti su chidd’anni, chiddu misi e chiddu jornu, chiddu jovi e chiddu mumentu, sia lodatu e ringraziatu lu Santissimu Saramientu” Con l’aggiunta di 5 Pater, Ave e Gloria. Mentre il venerdì sera ne pronuncia un’altra: “Chiddi chiai chi suffristuvu Gesù miu cu tantu amuri, furunu tanti li vostri dulura, abbiati mio Dio pietà” e ne ricorda una recitata dalla madre ogni venerdì sera allo scoccare di un’ora di notte: “ Biniditti su chidd’uri, chiddu vienniri e chist’uri, vi mittistivu ‘ncruci pi salvari a mia miserabili peccaturi, quannu sarò postu in agonia, salvatimi pi pietà Matri Maria

La stessa signora ricorda che, in passato, il venerdì ad ogni ora di notte, veniva fatta suonare anche la campana della chiesetta del Crocifisso, dove un vicino, un certo Mastru Luici alternandosi con la moglie, con una lunga corda che gli giungeva fin dentro casa, faceva rintoccare la campana ad ogni ora. Oltre a tali credenze ve ne erano altre legate al tema della morte e al ciclo delle anime. Una credenza popolare vuole che: se una persona muore di venerdì, si porta con sé altre sette anime, oppure, se la casa del defunto fa angolo con un’altra, “ cantuniera”, se ne porta con sé altre quindici; se la sera si sente verseggiare una civetta, “ criviedda o malacucca”, volatile di cattivo augurio, entro tre giorni accadrà un evento luttuoso. Tutto quindi era legato al ripetersi degli eventi, o alla ciclicità degli avvenimenti. A tal proposito, ricordo una preghiera particolare insegnatami da mio nonno, Giacomo Lanza, da recitare ai defunti ogni qual volta si passi dal cimitero: “O Brava genti ca di cca passati e ca ‘un pinsati pi l’armuzza mia, un jornu sariti cuomu mia”. Aggiungendo per tre volte l’Eterno riposo nella versione dialettale: “Riposu eternu datici Signuri la luci piati in tutti l’uri”.   ¹ Il culto verso le Anime del Purgatorio era molto vivo a Gratteri, lo testimoniano le numerose edicole votive presenti o non più esistenti nel territorio gratterese; si rinvia a: Pina Di Francesca, Gratteri, Palermo, 2000. Ucca d’Infiernu: dal sic. ‘bocca d’inferno’, conserva il senso letterale di lat. infernus ‘sottostante, inferiore’ (VS, Caracausi I, pp.800-801). Secondo gli intervistati, angusta e profonda gola che chiude il torrente Piletto, baratro che immette ai fondi di Mancipa. Etn: […]è una gola chiusa. […] e picchi c’è sta gola chiusa (xx) è una bocca d’inferno picchi si dice che | sta gola chiusa si chiama bocca d’inferno. ccà a Ucca ô Nfiernu è la vallata sutta ô paisi. a Ucca ô Nfiernu è la vallata chi chiudi / u cuozzu di ḍḍadi e a Cunigliera. a Cunigliera cu ḍḍa banna Santa Cruci.

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